lunedì 11 luglio 2011

5 giugno 2011, Roma

Ascolto: http://www.youtube.com/watch?v=gWufCLzYpdY


-Vuoi un ombrello?-, -No, grazie. Non ti preoccupare.-. -Non c’è mica da preoccuparsi per un ombrello.-, -Ha smesso di piovere.-. Non credo di aver commesso un errore. Scendo le scale, lui è lì che mi osserva affacciato alla ringhiera dell’interno dell’androne. Dal quinto al secondo piano alzo la testa di tanto in tanto: fanculo; sei bello; ti faccio un mazzo così e ridiamo. Poi ciao, la porta si chiude. No, non ho sbagliato, piove ancora e  va bene così. Un respiro, un sorriso e via sotto la pioggia. Confondimi, rapiscimi. In estate, la pioggia è una boccata d’aria fresca nella gabbia afosa dei giorni “normali”. È bene approfittarne nei pomeriggi delle domeniche solitarie. Se accetti questa condizione primordiale, devi accettare inevitabilmente anche il mal di testa.  Cammino sotto la pioggia, ho i capelli zuppi, la camicia tutt’uno col corpo e il jeans  nero dall’acqua. Appena  uscita dalla doccia, vestita. Incessante, sempre più forte viene giù, non ha alcuna intenzione di smettere. Dai, scendi troia, scopami. Penso. Non se lo fa neanche dire, il cielo sta venendo e io con lui. Ho la musica nelle orecchie, tendo le braccia verso l’esterno. Spalanco le mani. Tocco la pioggia. I passanti sotto gli ombrelli mi sorridono, io, invece, rido. È  stupendo perdersi. Adesso un po’ meno, ho mal di testa. Non ho commesso un errore, è stato bello fare all’amore con lei. 

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