domenica 24 luglio 2011

Mancanze dimenticate e dimenticanze mancate.

ASCOLTO: http://www.youtube.com/watch?v=wQNCuIx9R3Q


L’odore è familiare. Più dell’odore di casa. Un misto di umidità, di vecchi muri e vecchi abiti, fumo di sigaretta e polvere. Al centro c’è sempre stato un tavolo massiccio di legno, intagliato in seguito con disegni e scritte, e, intorno, sedie. Tante sedie: legno, rosse, plastica nera, sgabelli. Ci sono tutt’ora.
E’ una costante ascesa. Per accedervi bisogna salire cinque scalini in pietra, fare due metri a piedi, passare per il portoncino di legno ed entrare nella stanza degli abiti impolverati tramite altri sei scalini in pietra. Passare per la stanza delle sedie è un po’ complicato, arrivare alle scalette in legno che portano sul palcoscenico, più che uno sforzo fisico, richiede uno sforzo psicologico. Dal palchetto si ha tutta la situazione sotto gli occhi, anche il soppalco. Si devono sempre accendere le luci, c’è solo una finestra su un lato, buio. L’interruttore dell’ingresso sulla sinistra e quello della stanza delle sedie e del palchetto sulla destra. Un pulsante per i faretti sul palco, uno per quello da sotto il soppalco e uno per la luce generale sul tavolo. Una volta c’era il telefono fisso. C’è ancora ma è staccato, si decise che era meglio il cellulare. C’è anche un computer rotto, uno stereo con vari mixer. I muri sono tappezzati di poster e cornici, dalla metà dei ’70 all’anno scorso. Sotto il palco, incorniciato dal sipario rosso, ci sono due contenitori enormi di legno, vomitano scarpe di ogni tipo e di ogni numero. Sul palco pure ci sono, ma sistemate negli appositi scatoli. Sul muro finale sono appese delle maschere. Sul tavolo è poggiato una barattolino di gelato Sammontana vari gusti, non ha mai contenuto il gelato, sempre tante penne ed evidenziatori. Anche la taglierina con cui è stato intagliato il tavolo. Una TV funzionante con lettore dvd, fax, i cassetti con le buste per gli inviti e i fogli a4, la rubrica verde e le varie planimetrie della sala all’aperto.
La sala all’aperto (un cortile con palme) è libera solo da due lati del rettangolo, campagna case. Viene utilizzata come palestra in inverno quando non piove, dai ragazzi del liceo.  Per gli altri due lati è circondata dalle finestre e dalle arcate dell’edificio del Convitto nazionale. In estate veniva montato il palco sul lato della palestra per i ragazzi del liceo in inverno quando piove, col parquet e con la polvere. Lì si montavano e si pulivano i camerini. Una gradinata gigante, in origine il nulla, poi una piattaforma con le gradinate alla fine, poi l’evoluzione decisiva –Si vede bene da tutte le parti- con la moquette o rossa o verde. Nel corridoio per accedere al cortile sulla sinistra ci sono i cessi e il chiosco. Luogo di calcetto a quattro, di lavoro per lo scenografo e di prove per gli attori quando il caldo impediva di stare dentro, sul palchetto. Lì, il cielo è uccello. Al piano di sopra, gli ambienti della scuola elementare e del liceo classico. Ma anche una sala con palco, poche volte utilizzata ai tempi del laboratorio.
Entrare in qualsiasi posto di questi, voleva dire trovarci necessariamente lui, con una sigaretta in mano. Tutt’ora è così. 

1 commento:

  1. come una stanza di un fumatore incallito intrisa delle sue sigarette,tale è questo luogo,dove ogni singolo centimetro,immagine,odore è un qualcosa che ricorda o meglio che appartiene a lui...

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