lunedì 18 luglio 2011

La tartaruga non ne è a conoscenza.

ASCOLTOhttp://www.youtube.com/watch?v=6oqXVx3sBOk&feature=relmfu


-La tua tartaruga mi sta osservando.-, -No, ti sbagli.-, -Ripeto, la tua tartaruga mi osserva.-. Così esordisco mentre siedo sul gabinetto, gambe accavallate. Lei fa capolino dall’altra stanza, quella della TV accesa. Poggia il braccio allo stipite della porta aperta, e parla. Indica spesso fuori col pollice. –Aspetta, ripeti. Non mi concentro con la bestia che mi osserva.-. Mi tiene aggiornata su accadimenti poco o più importanti e di tanto in tanto si guarda le punte dei piedi e muove il culo a destra e a sinistra. Si passa la mano tra i capelli, dietro le orecchie. Io faccio lo stesso, seduta sul gabinetto. Assumo una posa seriosa: gambe accavallate, gomito poggiato al mobiletto sulla sinistra, mano dello stesso braccio sotto il mento. In tensione, interessata al discorso, insomma. Come seguire una lezione e trovare a tutti i costi una distrazione, pur non volendo. E lo sguardo finisce sugli occhi della tartaruga sul mobiletto, dritti su di me. Sbuffo, ma continuo ad ascoltarla. La questione è che lei non lo sa. Pensa mi stia annoiando con i suoi discorsi; in effetti non rispondo. Mi limito ad ascoltare e a fare qualche domanda.
I vicini hanno dei pappagalli in una gabbia, fuori il terrazzo. Hanno anche un bambino che spesso cade e si fa male. I pappagalli cantano, si parlano. I gatti del territorio sono più di sette. Ora sanno cosa fare. Aprire la gabbia e uccidere i pappagalli dei vicini. A quanto pare, ultimamente, scene di agguati calcolati molto male si possono vedere dal balcone che dà sul giardino dei vicini. Ma i pappagalli stanno immobili quando il randagio nero si avvicina alla gabbia. È capace anche di saltarci sopra, starci per qualche secondo e sentire l’instabilità della situazione. Riscendere. In effetti la signora qui accanto non è poi così un genio.
-Domani darò un’occhiata.- le dico. Lei mi fa un cenno di approvazione con la testa, si volta e scende le scale. Io mi alzo dal gabinetto e poggio le mani sul mobiletto a sinistra. Braccia tese. Guardo la tartaruga dall’alto. I gatti non lo sanno, ma lei fa il tifo per loro.

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